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Serve una legge più forte sull’aborto?

Postato da il 19 Settembre 2023

La 194 prevedeva una presentazione annuale dei dati.«Non solo arrivano perennemente in ritardo, ma quando arriva è una relazione apatica che non restituisce come quei dati sono arrivati. Non possono essere messi in discussione e non coincidono praticamente mai con tutti i dati raccolti dal basso, dai movimenti locali territoriali che si occupano della vera gestione del diritto all’aborto anche per le persone, per esempio, con background migratorio o persone che hanno riscontrato difficoltà di accesso. Durante la pandemia si sono registrati più di 400 accesso per interruzione di gravidanza a network internazionali, sono accessi di chi ha visto negato il suo diretto all’aborto e ha scelto una via “clandestina”».«In realtà è un fenomeno transidentitario. In Lombardia ci sono strutture che fanno obiezione, non solo al Sud. Una ragazza di Mestre ha girato quattro ospedali per avere il servizio. Dipende dalla mancata garanzia del servizio. Poi per quanto riguarda anche persone con background migratorio nel nostro paese è veramente difficile poter interrompere una gravidanza: le istituzioni non informano, non fanno servizio di adeguato accompagnamento quindi non spiegano nemmeno banalmente che esiste un codice di straniero temporaneamente presente per ottenere la prestazione gratuitamente. Diventa una questione di classe quando un aborto si deve pagare. Poi ci sono le tempistiche. I paesi europei indicano 14 settimane per l’interruzione di gravidanza, in Italia sono 12. Questa legge non è fatta per chi richiede il servizio, ma per chi lo eroga».

Per cambiare questa situazione ecco i punti fondamentali della legge:

Il riconoscimento dell’aborto come diritto riproduttivo per ogni persona gestante

La possibilità di abortire senza ostacoli fino alla 14esima settimana dall’epoca gestazionale effettiva

Il potenziamento dei percorsi di aborto farmacologico da effettuare nel rispetto delle linee guida dell’OMS

Il progressivo superamento dell’obiezione di coscienza, non più invocabile per i nuovi assunti all’entrata in vigore della presente legge e garantendo sempre e comunque, in una fase intermedia di transizione, almeno il 50% del personale non obiettore in servizio in ogni struttura

Il potenziamento dei consultori e il ripristino di assemblee aperte alla cittadinanza per garantire l’accompagnamento nei percorsi inerenti alla salute sessuale e riproduttiva

L’obbligatorietà per tutte le strutture pubbliche e private convenzionate di garantire l’accesso all’aborto

La tutela dell’accesso all’aborto per le persone con background migratorio e il coinvolgimento di mediatori culturali all’interno dei consultori

Informazione laica, scientifica e istituzionale sui percorsi abortivi

Tutela della privacy della persona gestante

Abbassamento dell’età minima per interrompere una gravidanza senza autorizzazione parentale o intervento del giudice tutelare ai 16 anni




L’articolo originale

Serve una legge più forte sull’aborto?

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