Focolaio di Dengue, ma come fa ad arrivare in Italia questa malattia tropicale endemica?
Postato da Redazione Radio WOW il 2 Ottobre 2024
C’è
un
focolaio
di
dengue
a
Fano,
nelle
Marche,
che
secondo
Roberto
Burioni
è
«fuori
controllo».
Il
virologo
dell’ospedale
San
Raffaele
di
Milano
è
intervenuto
sui
suoi
profili
social
per
commentare
la
situazione
dell’epidemia,
e
anche
per
precisare
cosa
sia
utile
e
cosa
molto
meno
nel
kit
a
prezzo
calmierato
offerto
dalla
regione
Marche
nelle
farmacie
comunali
(bene
il
repellente
anche
se
non
contiene
alcun
principio
attivo
utile,
il
larvicida
meno,
la
pennetta
disinfettante
non
ha
invece
alcuna
utilità).
Fra
l’altro,
i
kit
proposti
sono
appena
800
contro
i
60mila
residenti.
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Tornando
al
problema
centrale,
Burioni
ha
spiegato
che
con
102
casi
ufficiali,
una
decina
in
attesa
di
conferma
e
un
sommerso
di
almeno
il
doppio,
visto
che
nell’80%
dei
casi
la
dengue
non
dà
sintomi, «la
situazione
è
fuori
controllo,
le
infezioni
sono
come
minimo
il
doppio.
Speriamo
nell’arrivo
del
freddo,
pensate
se
fosse
successo
a
giugno»,
ha
scritto
su
Facebook
il
professore
di
virologia
e
microbiologia
dell’Università
Vita
e
Salute
San
Raffaele
di
Milano. Per
diagnosticarla
serve
inoltre
un
test
specifico
che
naturalmente
non
tutti
i
cittadini
di
Fano
e
dintorni
con
febbre
e
altri
dolori
osteo-muscolari
avranno
effettuato.
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Dengue,
quali
sintomi?
La
dengue,
soprannominata
anche
«febbre
spaccaossa»
proprio
per
la
virulenza
dei
dolori
muscolari
e
articolari
che
causa
nei
casi
sintomatici
più
gravi,
è
una
malattia
infettiva
tropicale.
Ne
avevamo
parlato
lo
scorso
anno
in
occasione
di
una
brutta
epidemia
in
Perù
e
Argentina.
L’origine
sta
in
quattro
varianti
dello
stesso
virus
(DEN-1,
DEN-2,
DEN-3,
DEN-4)
trasmesse
attraverso
le
punture
di
zanzare
femmine
della
specie
Aedes
aegypti
–
in
Italia
assente,
rimpiazzata
dalla
Aedes
albopictus
cioè
dalla
zanzara
tirgre
–
che
abbiano
a
loro
volta
punto
una
persona
infetta.
Non
si
trasmette
dunque
da
essere
umano
a
essere
umano,
anche
se
l’uomo
è
il
principale
ospite,
ma
tramite
vettore.
Per
questo
il
contrasto
alle
zanzare
è
fondamentale.
Come
si
crea
un
focolaio
in
Italia
Come
si
legge
nella
scheda
dedicata
dell’Iss
«il
virus
circola
nel
sangue
della
persona
infetta
per
2-7
giorni,
e
in
questo
periodo
la
zanzara
può
prelevarlo
e
trasmetterlo
ad
altri».
Ed
è
esattamente
questo
il
modo
in
cui
si
innescano
i
focolai
nelle
zone
non
endemiche
del
virus:
qualcuno
torna
in
Italia
o
in
Europa
in
aereo
dopo
un
viaggio
nelle
zone
zone
tropicali
e
subtropicali
di
Africa,
Sudest
asiatico
e
Cina,
India,
Medio
Oriente,
America
latina
e
centrale,
Australia
e
diverse
zone
del
Pacifico.
A
quel
punto
viene
punto
da
zanzare
tigre
presenti
in
Italia
che
diffondono,
con
altri
morsi,
il
sangue
infetto
generando
i
cosiddetti
casi
autoctoni
del
focolaio,
distinti
da
quelli
d’importazione.
Cioè
da
chi
rientra
già
infetto
per
essersi
contagiato
in
viaggio.
C’è
anche
da
precisare
che
negli
ultimi
decenni
la
diffusione
della
dengue
è
aumentata
in
molte
regioni
tropicali
ma
anche
i
casi
d’importazione,
con
l’aumento
di
spostamento
di
merci
e
persone,
sono
cresciuti.
Come
si
sta
intervenendo
a
Fano
Il
Comune
di
Fano
ha
effettuato
la
disinfestazione
su
tutta
l’area
urbana
e
avviato
un
intervento
per eliminare
le
larve.
A
questo
lavoro
essenziale
si
affianca
una
campagna
informativa
dedicata
alla
bonifica
delle
aree
private
come
corti,
giardini
e
recinti:
occorre
eliminare
l’acqua
stagnante
da
vasi,
ciotole
e
contenitori,
indossare
abiti
lunghi
e
di
colore
chiaro,
utilizzare
i
repellenti
e
installare
zanzariere
alle
finestre.
Insomma,
gli
stessi
metodi
da
sempre
fondamentali
per
tutti
i
virus
e
gli
altri
agenti
patogeni
trasmessi
da
insetti
e
zanzare.
«Dobbiamo
usare
i
repellenti,
quelli
veri,
non
quelli
naturali –
sottolinea
il
virologo
Burioni
intervistato
dall’AdnKronos
tornando
sulla
faccenda
dei
kit
repellenti
con
oli
essenziali
di
lavanda
e
menta
–
e
fare
in
modo
che
le
zanzare
non
depongano
uova
e
non
proliferino.
Quando
è
in
corso
un
focolaio
epidemico
diventa
indispensabile
uccidere
le
zanzare
adulte e
potenzialmente
in
grado
di
trasmettere
l’infezione».
In
un
caso
su
venti
la
dengue
ha
un
decorso
grave
e
in
certi
casi
fatale,
il
focolaio
marchigiano
va
dunque
preso
molto
sul
serio.
Vaccino
sì
o
no?
Di
farmaci
dedicati
non
ne
esistono,
c’è
però
un
vaccino
tuttavia
di
non
semplice
impiego:
il
Qdenga
della
giapponese
Takeda
è
infatti
autorizzato
dall’Aifa
dal
febbraio
2023
e
non
solo
fornisce
una
risposta
anticorpale
relativamente
bassa
nei
sieronegativi
ma
andrebbe
somministrato
in
due
dosi
a
distanza
di
tre
mesi.
La
sua
indicazione
è
dunque
soprattutto
per
chi
ha
in
programma
viaggi
di
una
certa
durata
nelle
zone
in
cui
il
virus
sia
endemico,
cioè
fra
i
due
tropici,
e
in
particolare
per
chi
aveva
già
sviluppato
in
passato
la
malattia
visto
che
se
la
prima
infezione
è
asintomatica
o
paucisintomatica
nel
75-80%
dei
casi
una
successiva
può
essere
molto
più
forte.
«Un
secondo
vaccino
–
ricorda
l’Iss
–
il
Dengvaxia
(Sanofi
Pasteur),
non
commercializzato
in
Italia,
è
indicato
solo
per
persone
residenti
in
aree
endemiche
e
che
abbiano
avuto
una
precedente
infezione
da
Dengue,
confermata
attraverso
dei
test
di
laboratorio».
Diciamo
che
i
vaccini
danno
gli
effetti
più
robusti
in
chi
ha
già
avuto
un’infezione.
In
conclusione
occorre
ricordare
i
sintomi
della
malattia:
febbre
alta,
forte
mal
di
testa,
dolore
dietro
agli
occhi,
eritema
cutaneo
che
può
apparire
sulla
maggior
parte
del
corpo
dopo
3-4
giorni
dall’insorgenza
della
febbre, dolori
muscolari
e
articolari
ma
anche
nausea
e
vomito.
I
sintomi
tipici
sono
spesso
assenti
nei
bambini.
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